giovedì 21 luglio 2011

Il Nobel Montagnier: "Il dna si teletrasporta da cellula a cellula"


fonte: http://www.altrogiornale.org/news.php
Una ricerca dello scienziato francese dimostrerebbe che i geni viaggiano sulle onde elettromagnetiche. Ma non tutti sono d'accordo
di Fabio Deotto

Il 1953 è stato l’anno della scoperta della conformazione a doppia elica. Il 1968 quello degli enzimi di restrizione, capaci di tagliare il dna in particolari punti. Nel 1983 Kary Mullis ha inventato la PCR, un sistema per riprodurre velocemente copie identiche di un segmento di dna. Il 2001, poi, è stato l’anno del sequenziamento del genoma umano. Il 2011, invece, potrebbe essere l’anno della scoperta delle proprietà elettromagnetiche del dna.
In questi giorni, infatti, il premio nobel Luc Montagnier ha reso pubblici gli ultimi risultati di una ricerca potenzialmente rivoluzionaria su come il dna sarebbe in grado di “ teletrasportarsi” tramite emissioni elettromagnetiche. L’ipotesi dello scienziato francese è che i singoli filamenti di dna (e, volendo, anche i singoli geni) sono in grado di emettere onde elettromagnetiche che si propagano attraverso la formazione di nanostrutture d’acqua. Non solo, questa proprietà permetterebbe ad alcuni microorganismi di infettare cellule a distanza, con un processo che ricorda il teletrasporto.
Ma partiamo dall’inizio: la dimostrazione delle proprietà elettromagnetiche del dna.
Lo strumento utilizzato dalla squadra di ricerca consiste in un solenoide all’interno del quale viene alloggiata una provetta contenente la soluzione biologica da analizzare. Il materiale biologico viene eccitato elettromagneticamente e i segnali risultanti vengono catturati e amplificati tramite computer. I risultati registrati sono senza precedenti: le soluzioni biologiche ricavate da colture cellulari batteriche e virali emettono onde elettromagnetiche a bassissima frequenza (tra i 500 e i 3000 Hz), e i medesimi risultati vengono ottenuti analizzando il solo dna estratto dagli stessi microorganismi. Non solo, si è anche notato che le emissioni elettromagnetiche non dipendono dalla quantità di cellule utilizzate nella coltura, e che anche singoli geni sono in grado di produrre simili emissioni.
Va bene, questo significa che le singole molecole di dna, se sottoposte a eccitazione elettromagnetica, sono in grado di riemettere segnali captabili: ma come si arriva al teletrasporto di dna da una cellula all’altra? È qui che interviene l’elemento più provocatorio (e controverso) dello studio di Montagnier. I ricercatori hanno notato che le emissioni del dna provocavano cambiamenti nelle nanostrutture dell’acqua. Successivamente hanno dimostrato che queste emissioni potevano influire anche sulle nanostrutture una soluzione acquosa priva di elementi biologici. Ipotizzando che queste specifiche nanostrutture potessero fungere da impalcatura per la riproduzione della molecola emittente, hanno inserito nella provetta contenente acqua gli elementi necessari alla sintesi di dna (enzima polimerasi, nucleotidi e primer).
Quando sono andati ad analizzare il dna prodotto, hanno trovato sequenze per il 98% identiche a quelle originali.
Sostanzialmente, dunque, il dna sarebbe in grado di trasferire informazioni sulla propria struttura attraverso l’acqua, al punto da poter ricostruire la molecola in un altro ambiente acquoso. Una scoperta del genere sarebbe già sufficiente a fare scalpore, ma a Luc Montagnier non basta. Il virologo Premio Nobel arriva a ipotizzare che questa proprietà venga utilizzata dai microrganismi per infettare altre cellule. “ Dobbiamo supporre che in presenza di cellule eucariote la sintesi dei componenti del micoplasma (lipidi di membrana, ribosomi) possa essere istruita dal dna del micoplasma”, spiega Montagnier, “ Un’unica cellula di micoplasma è, quindi, sufficiente a generare l’infezione totale dei linfociti”.
Affermazioni come questa hanno creato non poche perplessità all’interno della comunità scientifica. Alcuni, come il chimico Derek Lowe, sostengono che la tesi di Montagnier non è supportata da una quantità sufficiente di dati e da prove incontrovertibili di riproducibilità.
Nel frattempo, la squadra di Montagnier sta già ipotizzando applicazioni mediche di questa scoperta, principalmente nell’ambito dello studio dell’HIV. Per saperne di più, è possibile consultare il paper fornito dall’Università di Milano Bicocca.

sabato 9 luglio 2011

Parassiti potrebbero essere all'origine del sesso.


Senza parassiti e agenti patogeni che popolano ospiti di innumerevoli specie, gli esseri viventi della Terra avrebbero probabilmente continuato a riprodursi per via asessuata. Niente sesso, quindi, senza il giusto mix di parassiti da abbattere.

Questa nuova ipotesi emerge da una ricerca condotta da Levi Morran, ricercatore dell'Indiana University, volta a comprendere perchè alcune specie possano contemporaneamente riprodursi sessualmente o per via asessuata.

Nonostante tutti i bei momenti che riusciamo a collegare al sesso in un sola manciata di secondi, questo metodo di continuazione della specie è estremamente dispendioso in termini di efficienza, e alcuni animali vi ricorrono solo in casi particolari. Fare sesso richiede la presenza di maschi inabili di riprodursi da soli, cosa che può ridurre le dimensioni di una popolazione a circa la metà rispetto a quelle di organismi che si riproducono per via asessuata.

Perchè, quindi, moltissime specie viventi sfruttano il sesso per riprodursi? La natura tende all'efficienza, e il prezzo da pagare per la riproduzione sessuata deve essere necessariamente bilanciato da qualche aspetto vantaggioso.

L' "ipotesi della Regina Rossa" tenta di dare una spiegazione, tra le altre cose, al perchè esista il sesso, formulando questa ipotesi: uno degli aspetti vantaggiosi della riproduzione sessuata è l'incremento della resistenza ad agenti patogeni e a parassiti. L'incrocio di genomi consentirebbe di sviluppare difese più efficaci, e più velocemente, rispetto alla riproduzione asessuata.

Morran ha tentato di svelare qualche dettaglio di questo meccanismo concentrandosi su alcuni animali noti per riprodursi sessualmente o per via asessuata, e cercando di comprendere per quale ragione scegliessero un metodo o un altro per il proseguimento della specie.

Il team si è concentrato sullo studio del verme Caenorhabditis elegans, un piccolo nematode considerato un organismo modello per la ricerca scientifica. Alcuni vermi sono stati modificati geneticamente per riprodursi esclusivamente per via asessuata, altri invece per utilizzare il sesso come forma di riproduzione. E' stato poi creato un gruppo di controllo costituito da C. elegans naturali, non geneticamente modificati e in grado di riprodursi sessualmente e asessualmente.

Tutte e tre le popolazioni di vermi sono state esposte al batterio Serratia marcescens, in grado di uccidere i C. elegans in circa 24 ore. Alcuni nematodi sono stati esposti al batterio morto, altri al batterio vivo ma incapace di evolversi, altri ancora a S. marcescens lasciati liberi di evolversi con il loro ospite.

I C. elegans in grado di riprodursi tramite il sesso hanno dato buoni risultati, in termini di sopravvivenza, di fronte a tutti e tre i tipi di batteri. La loro abilità di co-evolversi con il batterio ha consentito loro di sviluppare efficaci difese immunitarie nel corso di qualche generazione.

I C. elegans che si riproducevano esclusivamente per via asessuata, invece, sono sopravvissuti al batterio incapace di evolversi, ma sono stati massacrati dalSerratia marcescens in forma naturale.

"Quando abbiamo consentito al batterio di evolversi parallelamente al loro ospite, ha portato all'infezione dell'ospite in meno di 20 generazioni, molto rapidamente" dice Morran. "Ha superato le mie aspettative su cosa sarebbe successo".

I vermi del gruppo di controllo sono invece passati alla riproduzione sessuale in presenza dei batteri nel 70% dei casi. Se i batteri non dimostravano di poter evolversi e divenire sempre più pericolosi, i nematodi del gruppo di controllo preferivano tornare alla vecchia e collaudata riproduzione per via asessuata nel giro di poche generazioni.
Tutto questo suggerirebbe che il principio della riproduzione sessuale possa aver avuto origine per necessità, un metodo per sviluppare difese immunitarie sempre più efficaci contro i parassiti e gli agenti patogeni in grado di mettere in pericolo un'intera popolazione di individui pressochè identici. "Questo studio non prova che i parassiti siano la ragione principale. Quello che fa questa ricerca è impostare una spiegazione plausibile per l'evoluzione del sesso".