domenica 31 ottobre 2010

Gli Usa pronti per la "quinta dimensione" della guerra


Circa una mese fa è divenuto operativo il nuovo comando centrale statunitense destinato a coprire quella che viene considerata la "quinta dimensione" della guerra, dopo quelle terrestre, aerea, navale e spaziale: il cyberspazio.
L' US Cyber Command è sotto il comando del generale a quattro stelle Keith Alexander, al tempo stesso direttore della National Security Agency (NSA) e del Central Security Service (CSC), agenzie che si occupano di intelligence militare, spionaggio elettronico e crittografia.
Il nuovo Comando è direttamente subordinato allo U.S. Strategic Command, un tempo noto come Strategic Air Command (SAC), in quanto incaricato di gestire le operazioni di comando, comunicazione, controllo e computer, intelligence, sorveglianza e ricognizione (conosciuto in sigla come C4ISR) a livello strategico - in sostanza il cervello della macchina militare americana necessario a coordinare l'utilizzo delle armi strategiche americane, ovvero il suo potenziale aereo e missilistico nucleare.
Lo Uscybercom, formalmente costituito il 21 maggio 2010, con base a Fort Meade, nel Maryland, assorbirà il Joint Task Force for Global Network Operations (JTF-GNO) ed il Joint Functional Component Command for Network Warfare (JFCC-NW), entrambi unità di guerra informatica, la prima delle quali in pratica fornirà la spina dorsale tecnica al nuovo comando.
Questo ha come missione primaria quella "difensiva" di tutelare la sicurezza dei 7 milioni di computer militari, raggruppati in 15.000 reti che collegano le 4.000 installazioni militari americane presenti nel mondo.
Una serie di incidenti avrebbero spinto a considerare vitale questa funzione, soprattutto quando nel 2008 un soldato americano di stanza in Medio Oriente avrebbe inavvertitamente lasciato passare dei virus in un pc portatile del Pentagono, dando luogo a quello che il vice-ministro della difesa americano, William Lynn III, ha descritto come "la diffusione inavvertita sia in sistemi classificati [ovverosia inaccessibili, in quanto segreti, N.d.A.] che non, creando quella che è diventata una testa di ponte digitale dalla quale i nostri dati potevano essere trasferiti a server sotto controllo straniero".
La seconda missione è invece di assicurare la "superiorità" americana nel cyberspazio, in questo caso con una configurazione "offensiva" della missione del Cybercom, come nel caso di Computer Network Attack (CNA), realizzando cioè vere e proprie offensive informatiche destinate a distruggere reti avversarie, penetrare computer nemici per sottrarre o manipolare dati, abbattere sistemi di comando e controllo del nemico, acquisendo capacità operative conosciute come Special Technical Operations (STO).
La costituzione di questo imponente apparato di guerra informatica non è certo solo al mondo. Sappiamo che anche la Gran Bretagna, infatti, nell'ambito del Government Communications Head-Quartier (GCHQ), un apposito gruppo di lavoro controlla le strutture informatiche nazionali e non solo, così come la Russia ha costituito un enorme cervello elettronico, conosciuto con la sigla SORM-2, che registra e copia tutti i dati informatici che passano attraverso le reti informatiche nazionali, sotto il controllo del servizio di intelligence russo, lo FSB.
Ma anche Cina, India, Turchia, Arabia Saudita e Iran, solo per citare alcuni grandi paesi, sono ormai attrezzati per controllare i flussi informatici, Internet in particolare.
Il tempo della cyberwarfare (la guerra informatica) è quindi già iniziato, cominciando con il virus Stuxnet, di cui ci siamo già occupati di recente - un vero e proprio attacco ai sistemi industriali strategici iraniani che, secondo un esperto come Mikko Hyppönen, della società finlandese di sicurezza informatica F-Secure, deve avere avuto come sponsor uno Stato in quanto "può essere stato sviluppato solo da un team di sofisticati professionisti della sicurezza, con tempo e denaro a loro disposizione". E aggiunge: "ce ne siamo occupati per diversi mesi e non siamo stati ancora in grado di decodificarlo tutto", il che significa che "abbiamo ora la prova che gli stati stanno investendo rilevanti risorse nello sviluppo di virus di nuova generazione".

domenica 17 ottobre 2010

UFO- MISTERIOSI OGGETTI VOLANTI SU NEW YORK CITY.


13 Ottobre 2010: scatta l’allarme UFO anche su New York. I centralini della polizia di Manhattan e della F.A.A. (Federal Aviation Administration), l’ente che sovrintende l’aviazione civile, vengono letteralmente subissati da centinaia di telefonate da parte dei cittadini che chiedono notizie in merito ad una decina di oggetti argentei visibili nel cielo in pieno giorno (13:30 circa). Essi si trovano ad un’altezza di circa 4000-5000 metri ma sono perfettamente visibili ad occhio nudo. Uno degli oggetti, diverso dagli altri, descritto dai testimoni come simile ad una “medusa” con luci riflettenti, sembra librarsi nel cielo come se volesse appositamente “farsi notare” dai passanti. Alcune fonti delle forze dell’ordine ipotizzano che possa trattarsi di semplici palloni, ma decine di persone radunatesi per le strade, fotografano e filmano gli oggetti convinti che possa trattarsi di veri e propri UFO.
Dal canto suo, la F.A.A. ha confermato di aver ricevuto moltissime telefonate al centro operativo ma dopo aver esaminato i radar ed effettuato i riscontri tecnici di rito ha dichiarato di non aver registrato alcun fenomeno anomalo di rilievo.
Il dubbio quindi permane: cosa ha attraversato i cieli di New York City?

ufo-nyc
ufo-nyc 2

ed ecco il filmato in lingua originale mandato in onda dall'emittente statunitense ABC:

fonti:


http://www.danilo1966.splinder.com/
http://www.nydailynews.com

giovedì 14 ottobre 2010

Il caso di Bob White: la prova definitiva circa l’esistenza di civiltà aliene?

L’avvistamento U.F.O. che vide coinvolto Robert Lee (Bob) White non è il solito (anche se sorprendente) resoconto relativo ad una luce misteriosa nella notte o ad un velivolo di presunta origine extraterrestre, poiché è un unicum nella storia dell’investigazione sui dischi volanti: la straordinarietà consiste nel reperimento, in seguito al passaggio di un misterioso aeromobile, di un oggetto che risulta, con ogni probabilità, di fabbricazione aliena.

Robert Lee White (1931- 2009) è un cantante ed attore statunitense. E’ apparso in alcune serie televisive ed in qualche pellicola, come “Butterlfly”, dove ha recitato a fianco di Stacy Keach e di Pia Zadora.

Nel 1985 la vita di White cambiò improvvisamente: mentre stava viaggiando, sulla sua automobile, da Denver a Las Vegas, Bob e la sua compagna furono protagonisti di un incontro ravvicinato del terzo tipo. I due, infatti, poterono osservare sbalorditi, al confine tra il Colorado e lo Utah, un ordigno non identificato che solcava il cielo. Lo stupore crebbe, quando Bob trovò un oggetto metallico che era caduto dall’U.F.O.: egli non rivelò mai alcunché dell’accaduto fino a quando andò in pensione, nel 1996.

In quell’anno Bob, su consiglio del M.U.F.O.N, cui si era rivolto, mandò un frammento dell’oggetto al N.I.D.S. (National Institute of Discovery Science).
[1] L’istituto a sua volta consegnò il reperto ad un laboratorio del New Mexico affinché fosse compiuta un’analisi metallurgica. Altri esami furono condotti alla fine degli anni ‘90 del XX secolo, mentre vari programmi televisivi e radiofonici dedicarono spazio ad uno dei più significativi casi dell’Ufologia.

Bob White firmò una dichiarazione giurata circa il suo avvistamento. Nel 1998 superò l’esame con il
poligrafo. Nel 2000 venne a sapere che l’oggetto da lui reperito era identico a quello descritto in un documento recentemente declassificato e riferito ad un episodio occorso nel 1940. L’oggetto era esaminato all’interno di un rapporto militare del Counter Intelligenge Corps. Il file era denominato “Flying saucer from Denmark”. Nello stesso anno Bob ed il suo socio, Larry Cekander, aprirono il Museo dell’inesplicabile a Reed Springs (Montana).

Furono in seguito condotti altri test del “manufatto”: risultò che irradiava energia elettromagnetica, raggi gamma e neutroni.

Le analisi più accurate dell’oggetto furono eseguite da David Lamb, esperto in fisica dei materiali. L’artefatto rivelò la struttura policristallina di un semiconduttore. Vi fu rintracciata una concentrazione di argento pari al 4,3 per cento: sulla Terra l’argento in questa concentrazione è usato come catalizzatore nelle reazioni chimiche. Lamb affermò che, associato all’alluminio, potrebbe essere usato per dissipare campi elettromagnetici. Lo scienziato ipotizzò che fosse un quasi-cristallo di struttura molto complessa. Quasi-cristalli di questo tipo sono stati creati solo negli ultimi anni nell’ambito della
nanotecnologia.[2]

Secondo altri studiosi, che, però, non motivano le loro conclusioni, l’oggetto di White sarebbe sovrapponibile a prodotti terrestri.


[1] Il M.U.F.O.N., Mutual U.F.O. network è una delle più importanti associazioni ufologiche del mondo, nata negli Stati Uniti nel 1973, in seguito alla crisi di due gruppi storici, l’A.P.R.O. ed il N.I.C.A.P.

[2] I quasi-cristalli sono solidi di composti intermetallici che, pur presentando caratteristiche simile a quelle dei cristalli, ne differiscono per una posizione non periodica degli elementi costitutivi ed in quanto si discostano dalle leggi della cristallografia. I materiali quasi-cristallini sono per lo più rappresentati da leghe di alluminio con nichel, ferro e cobalto. I quasi-cristalli possiedono notevole leggerezza, resistenza alle deformazioni e buona conduttività. Fu un materiale quasi-cristallino quello reperito a Roswell nel 1947?


Fonti:
link: http://zret.blogspot.com/2010/10/il-caso-di-bob-white-la-prova.html
Enciclopedia delle scienze, Milano, 2005, s.v. quasi-cristalli
R. Malini, U.F.O., il dizionario enciclopedico, Milano- Firenze, 2002, s.v. M.U.F.O.N.
B. White, U.F.O. hard evidence, 2009

sabato 9 ottobre 2010

Un pianeta extrasolare con acqua liquida


SCOPERTO GRAZIE AL KECK OBSERVATORY. UN PIANETA EXTRASOLARE CON ACQUA LIQUIDA
Il gruppo di astronomi ha analizzato le lievi variazioni nella velocità della stella che derivano dall'interazione gravitazionale dei sei pianeti che gli orbitano intorno
Un pianeta che potrebbe avere acqua allo stato liquido sulla sua superficie: è quanto ha scoperto un'ampia collaborazione di astronomi guidati da Nader Haghighipour dell'Università delle Hawai a Manoa.
Il pianeta, scoperto grazie a uno dei telescopi del Keck Observatory, sulla cima del Mauna Kea, sempre nelle Hawaii, probabilmente è dotato di un diametro del 30 per cento più ampio di quello della Terra, e orbita intorno a una stella relativamente piccola, Gliese 581, che si trova a 20 anni luce di distanza da noi nella costellazione della Bilancia.
Una copia del lavoro in cui viene descritta la scoperta, in via di pubblicazione sulla rivista Astrophysical Journal, è disponibile on line sul sito arXiv.
“Determinando l'orbita di questo pianeta possiamo dedurre che la sua temperatura di superficie è simile a quella della Terra”, ha spiegato Haghighipour. "Ciò significa che almeno parte dell'acqua sulla sua superficie e nella sua atmosfera sarà in forma liquida invece che in forma di ghiaccio o di vapore".
Gli studiosi spiegano che il nuovo pianeta, denominato Gliese 581d, orbita intorno alla sua stella in soli 37 giorni terrestri e che la sua massa, da tre a quattro volte maggiore di quella della Terra, indica che esso è di tipo roccioso e con una gravità sufficiente a conservare la propria atmosfera.
Per arrivare alla scoperta, il gruppo di astronomi ha analizzato le lievi variazioni nella velocità di Gliese 581 che derivano dall'interazione gravitazionale dei sei pianeti che gli orbitano intorno, per un totale di 238 osservazioni raccolte nell'arco di 11 anni.
Ma Gliese 581d potrebbe essere solo il primo di una serie di pianeti con analoghe caratteristiche. Grazie al Keck Observatory, gli studiosi stanno infatti monitorando diversi pianeti e con l'accumularsi dei dati sperimentali, è possibile che si trovino pianeti con condizioni simili a quelle terrestri. Per sapere ancora di più su questi cloni del nostro pianeta saranno sicuramente utili le osservazioni future che potranno essere effettuate con telescopi di dimensioni ancora maggiori, come il Thirty Meter Telescope che, secondo il progetto, dovrebbe anch'esso sorgere sul Mauna Kea. (fc)


giovedì 7 ottobre 2010

Messaggi dell'umanità spediti nello spazio, ritorno previsto tra 500 secoli

Una mia breve introduzione personale :
Ed ecco un'ultima freschissima novità .... chissà perchè me lo sentivo che prima o poi usciva una notizia simile=__= almeno qualcosa stanno iniziando a dircelo peccato che non credo sia questo il vero scopo dei satelliti subliminali, ad ogni modo mai dire mai! Va bè!!Che culo sapere le cose in anticipo e non poterci fare niente!

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L'Unesco, il gruppo Hutchison, l'Agenzia Spaziale Europea e altre istituzioni stanno finanziando un progetto che porterà, alla fine del 2010 o del 2011 al lancio nello spazio del satellite KEO che orbiterà per circa 50.000 anni e rientrerà sulla terra intorno all'anno 59.009.



Keo è una sfera cava di 80 cm su cui è incisa la mappa della terra, rivestito da alluminio, una protezione termica e vari strati di titanio oltre che da altri materiali pesanti.
Resistente alle radiazioni cosmiche e quando rientrerà nell'atmosfera la protezione produrrà un'aurora boreale che indicherà all'umanità il suo rientro.

Verrà lanciato da un razzo Ariane 5 in un'orbita alta di 1.800 km e abbandonerà la Terra per i prossimi 500 secoli, lo stesso tempo che è trascorso da quando gli esseri umani disegnavano sulle pareti delle caverne ad adesso.

Il satellite conterrà tutti i pensieri e i messaggi inviati dall'umanità, è infatti in grado di memorizzare fino a quattro pagine scritte per ogni abitante della terra.

Appena il satellite verrà lanciato i messaggi saranno pubblicati sul sito Keo (logicamente rimuovendo i dati di chi l'ha scritto).

Chiunque è invitato a scrivere il prossimo messaggio perché è questo il fulcro del progetto: portare nel futuro il nostro presente.
Le sigle K E O sono i tre fonemi maggiori utilizzati in tutte le principali e più parlate lingue del mondo.

Il satellite porterà nel futuro anche un diamante con inciso sopra lo schema del DNA del genoma umano e contenente una goccia di sangue umano, campioni di acqua di mare, aria e terra.
Porterà inoltre in viaggio con se un orologio astronomico di nome PULSAR che mostrerà la corrente velocità di rotazione terrestre, fotografie, documenti e enciclopedie per portare anche tracce della nostra cultura.

Tutti i messaggi inviati saranno memorizzati su dvd resistenti alle radiazioni e le istruzioni per costruire un lettore dvd in caso che tra 50.000 anni non ne esistesse più uno.

Vi invitiamo per cui a scrivere il vostro messaggio che sarà inviato nello spazio con KEO in questo sito:
http://www.keo.org/uk/pages/message.php

Fonte link:
http://www.italiaparallela.it/index.php?option=com_content&view=article&id=361:messaggi-dellumanita-spediti-nello-spazio-ritorno-previsto-tra-500-secoli-&catid=35:astronomia&Itemid=53